ORTOPODOLOGIA MODERNA
L'ortopodologia moderna si propone obiettivi completamente diversi da quelli cui mirava fino a non molto tempo fa; per ciò che riguarda le ortesi plantari, queste oltre a trattare l'alterazione posturale del piede, dovranno tenere conto anche degli effetti sovrasegmentari.
Accade correntemente di assistere a trattamenti instaurati sulla base di indicazioni diagnostiche assai generiche ed incomplete (plantari per piedi “piatti” o per “talalgie” o per “metatarsalgie”).
Anche nell'ambito di una stessa “classe” di patologia le alterazioni biomeccaniche suscettibili di trattamento ortesico sono molte, ovviamente non si può pretendere di fare una diagnosi basandosi esclusivamente sulla osservazione della “volta plantare” senza prendere in considerazione tutte le altre possibili alterazioni che si trovano alla origine della patologia.
Le alterazioni della biomeccanica del piede hanno spesso effetti sovrasegmentari, ripercuotendosi a livello degli arti inferiori, del bacino e della colonna vertebrale. A volte tali ripercussioni sovrasegmentarie sono le sole che si manifestano, mentre l'alterazione biomeccanica del piede rimane muta per cui non viene instaurato alcun trattamento ortopodologico.
IMPORTANZA DELL'ESAME CLINICO PER UN CORRETTO TRATTAMENTO ORTESICO
La diagnosi ed il conseguente trattamento ortesico devono scaturire dalla valutazione della morfologia ossea, dell'articolarità, della funzionalità legamentosa, muscolo-tendinea, vascolare, neurologica, complessivamente dall'esatta conoscenza dell'anatomofisiologia del piede che consente di evidenziare ogni alterazione.
Se non si procede ad un esame clinico completo ed accurato è facile instaurare un trattamento ortesico non corretto; questo può accadere per es. se il trattamento viene impostato solo sulla valutazione dell'immagine plantare podoscopica o sul fotogramma.
Va qui ribadito che l'immagine podoscopica (o la volta plantare) in nessun caso, da sola può condizionare il trattamento e pertanto non potrà essere la determinante esclusiva di una classificazione.
Occorre procedere all' esame obiettivo non solo del piede, ma degli arti inferiori nel loro complesso.
E' frequente riscontrare una particolare morfologia di una struttura sovrastante (es. dell'articolazione coxofemorale), responsabile di una condizione persistente di intra ed exrtrarotazione dell'arto che si ripercuote sul piede e sulla marcia e che può trovare nell'ortesi un valido trattamento.
Naturalmente si dovrà porre attenzione ad una eventuale dismetria degli arti inferiori, virtuale o reale che potrà essere causa primitiva o conseguenza di alterazioni strutturali anche molte diverse tra un piede e l'altro; osservare la complanarietà dei riferimenti scheletrici tanto in senso verticale che laterale, la basculazione pelvica e la sua eventuale incidenza sulla colonna vertebrale.
COME SI REALIZZA UN'ORTESI FUNZIONALE
Il controllo biomeccanico del piede si ottiene partendo da una diagnosi obiettiva sulla quale si baserà l'elaborazione dell'ortesi.
Per correggere qualunque tipo di alterazione dell'appoggio si dovranno impiegare ortesi confezionate caso per caso poiché l'ortesi dovrà equilibrare il più possibile il piede, tenendo anche conto di anormalità strutturali coinvolgenti gli arti inferiori nel loro complesso.
Per espletare questi effetti, controllo biomeccanico del piede, le ortesi plantari funzionali dovranno, quindi, essere confezionate partendo da un calco che verrà modellato neutralizzando le alterazioni strutturali con acquizione dell'articolazione sottoastragalica in neutra così che il supporto plantare si conformerà ad esso.
Il trattamento ortopodologico, quindi, dovrà essere orientato alla correzione delle alterazioni biomeccaniche (es. rotazione dell'astragalo, valgo o varo di retropiede), normalizzazione dell'asse antero-posteriore compresa l'immagine della volta plantare che dovrà convertire in un'immagine normale o comunque più equilibrata.
Non potremmo, dunque, mai limitarci ad un calco passivo, o riproducente posizioni scorrette e nemmeno realizzare correzioni standard valide per tutte le alterazioni che non si conformano alla situazione biomeccanica specifica di ogni paziente.
Quando ci troviamo di fronte ad alterazioni degli assi del piede che si ripercuotono sulla biomeccanica, molto difficilmente si può ottenere la normalizzazione con plantari a base di CUNEI, RIALZI o SIMILI.
E' necessario, pertanto, valutare le varie alterazioni da un punto di vista biomeccanico clinico, per trovare poi la soluzione ad ognuna delle alterazioni mediante le “ ortesi funzionali”.
Ortesi funzionali-biomeccaniche che derivano da una diagnosi corretta e non sono un elemento passivo, ma al contrario un elemento attivo e funzionale. Infatti, esplicando la loro azione solo nel momento di appoggio del piede al suolo e mantenendolo ad ogni passo, ristabiliscono la propriocettività del piede, cosicché tanto la sua struttura ossea come le parti molli andranno lentamente conformandosi alla ortesi.
Con un trattamento ortopodologico così instaurato è possibile dare al piede un equilibrio funzionale che in seguito potrà mantenersi grazie alla normalizzazione morfologico-strutturale; o quanto meno è possibile evitare la evoluzione verso quelle alterazioni irreversibili, che si verificano proprio perché a suo tempo non è stato effettuato un adeguato trattamento. E' ovvio che volendo correggere una alterazione posturale o biomeccanica le possibilità di ottenere un buon risultato saranno tanto maggiori, quanto prima affronteremo il problema.
cit. Ortopodologia Applicata - Esperienze
Evaristo Rodriguez Valverde